Lago Vittoria

Lake Victoria near Mbita - Kenya
Lake Victoria near Mbita - Kenya
Lake Victoria near Mbita - Kenya
Lake Victoria near Mbita - Kenya

  

Lago Vittoria

 

                               Il Lago Vittoria è uno dei grandi laghi dell'Africa. Così nominato in onore della Regina Vittoria nel 1858 dall'esploratore inglese John Speke, alla ricerca delle leggendarie fonti del Nilo, con i suoi 68.870 km² di superficie è il più grande lago del continente, il lago tropicale più grande del mondo e il secondo più grande lago d'acqua dolce del mondo dopo il lago Superiore in Canada, ma essendo relativamente poco profondo (prof. massima 80 m), è il settimo lago d'acqua dolce nel mondo per volume, con 2.760 chilometri cubici di acqua.

Ma è curioso pensare che questo gigante solo 12.500 anni fa non esisteva, al suo posto vi era una sterminata prateria, e questo rende il Vittoria anche il più giovane dei tre del Rift Lake Africano.


È situato su un altopiano nella parte occidentale della Rift Valley e le sue acque fanno parte delle acque territoriali della Tanzania (49%), dell'Uganda (45%) e del Kenya (6%). Il lago Vittoria riceve la maggior parte delle sue acque meteoriche direttamente o tramite i migliaia di piccoli corsi d'acqua che versano in questo bacino. Il più grande immissario è il fiume Kagera, che sfocia sulla sponda occidentale del lago. L'unico emissario è il Nilo bianco (il più lungo degli affluenti del Nilo), che inizia il suo corso presso Jinja in Uganda, sulla sponda settentrionale del Vittoria.
Il lago presenta un bacino idrografico di 184.000 km², e una linea di costa che si estende per 4828 km.


Ci sono più di 3000 isole all'interno del lago Vittoria, molte delle quali disabitate. Tra queste vi sono le isole SSese, un arcipelago di 84 isole appartenenti al territorio dell'Uganda, nel nord-ovest del lago, che sono diventate una popolare destinazione per turisti.


Il lago Vittoria, durante la sua storia geologica, è passato attraverso delle modifiche successive che hanno portato alla creazione della presente depressione, passando attraverso a ciò che potrebbe essere stata una serie di laghi molto più piccoli. Campioni prelevati dal suo fondo rilevano che il lago si prosciugò completamente almeno tre volte dalla sua formazione. Questi cicli sono probabilmente correlati alle passate ere glaciali, in cui le precipitazioni diminuirono globalmente. L'ultimo prosciugamento avvenne 17.300 anni fa, ed il successivo riempimento iniziò circa 14.700 anni fa. Geologicamente il lago Vittoria è relativamente giovane (circa 400.000 anni) ed iniziò a formarsi quando i fiumi che scorrevano verso ovest vennero sbarrati. Il lago Vittoria gioca un ruolo vitale per la sopravvivenza dei milioni di persone che vivono intorno alle sue coste, in una delle regioni più densamente popolate della terra. L'ecosistema del lago e dei terreni confinanti ha subito mutamenti negativi a causa dell'intervento umano (**).

Durante gli anni 50, il persico del Nilo (Lates niloticus) fu introdotto nel lago nel tentativo di aumentare la produzione della pesca. L'operazione si dimostrò completamente devastante per l'ecosistema locale, che vide estinguersi molte delle specie di pesci ciclidi endemiche del lago causando un danno alla biodiversità difficilmente quantificabile. In più è andato rapidamente diminuendo l'iniziale buon ritorno economico della pesca del persico, che negli ultimi anni ha subito un fenomeno di sovrapesca che ne ha ridotto le dimensioni medie dai 50 kg del 1980 ai 10 kg nel 1996. Negli ultimi anni è stato registrato un aumento di alcune popolazioni di specie endemiche. Il problema è stato reso noto dal documentario "L'incubo di Darwin" (***).
Un altro problema ecologico è nato dalla proliferazione del giacinto d'acqua, nativo dell'America tropicale, che formando uno spesso strato sulla superficie del lago crea problemi ai trasporti, alla pesca, alla generazione di energia idroelettrica e la fornitura di acqua potabile. Nel 1995 il 90% della costa ugandese era coperta dal giacinto. Per risolvere il problema sono state utilizzate varie tecniche, tra questi, gli erbicidi e l'introduzione di un particolare insetto infestante, il Neochetina eichhorniae, hanno dato buoni risultati.
Dal XX secolo le ferrovie del lago Vittoria sono state un mezzo di trasporto importante tra Uganda, Tanzania e Kenya. Ma per viaggiare non contate sui treni, il sistema ferroviario passeggeri è ancora in disuso, esistono invece collegamenti in bus per le principali città e capitali della regione: Bukavu, Goma, Kigali, Bujumbura, Nairobi. I principali porti del lago sono Kisumu, Mwanza, Bukoba, Entebbe, Port Bell e Jinja.


Le prime informazioni sul lago Vittoria vengono dai commercianti arabi che setacciavano le zone interne dell'Africa alla ricerca di oro, avorio, schiavi e altri beni preziosi. Una eccellente mappa del 1160 circa, conosciuta come la mappa di al-Idrīsī (dal nome del geografo arabo che operò anche a Palermo, nella corte normanna di Ruggero II di Sicilia), mostra una accurata rappresentazione del lago Vittoria, descritto come la sorgente del Nilo.
Il primo europeo a scoprire il lago fu John Hanning Speke, un esploratore britannico, che nel 1858 ne raggiunse la costa meridionale, durante un viaggio esplorativo intrapreso insieme a Richard Francis Burton con lo scopo di trovare la sorgente del Nilo, considerata all'epoca come risorsa strategica per l'amministrazione coloniale britannica. Credendo di aver trovato la sorgente del Nilo, e vedendo questa ampia distesa d'acqua per la prima volta, Speke diede al lago il nome di Vittoria in onore dell'allora sovrana del Regno Unito.
La scoperta di Speke non dava la certezza che quel lago fosse la vera sorgente del Nilo, anche perché Speke non lo esplorò tutto, e questo portò molti esploratori a recarsi nella zona per confutare o confermare la teoria di Speke. Tra questi vi fu anche il famoso esploratore e missionario David Livingstone, che però fallì nel suo tentativo di verificare la scoperta e si spinse troppo a ovest, arrivando fino al sistema fluviale del fiume Congo. Fu invece il giornalista ed esploratore britannico Henry Morton Stanley a confermare la veridicità della scoperta, circumnavigando il lago e scoprendo sulla costa settentrionale le cascate Rippon (sommerse nel 1954 in seguito alla costruzione di una diga), che formano il Nilo bianco. Fu in questo viaggio che si disse che Stanley abbia salutato con notevole
understatement l'esploratore britannico con le famose parole "Dr. Livingstone, I presume?" , dopo averlo scoperto malato e scoraggiato in un campo sulle sponde del lago Tanganica.        

 

** La cosa stupefacente, e che rende unica la storia del Vittoria, è che in soli 12.000 anni si sono sviluppate oltre 500 specie differenti di coloratissimi pesci, tutte discendenti da un progenitore comune, il Furu, un ciclide appartenente alla famiglia haplocromis. Questa esplosione di vita è vista dagli scienziati come un vero e proprio record per la storia dell’evoluzione.

Ma tutto questo non è altro che il sogno di un gigante che sta morendo. Nel lago è stata messa in atto una delle più grandi estinzioni di massa attualmente in corso nel nostro pianeta.

I coloni Inglesi, con la paradossale motivazione di migliorare le condizioni dei pescatori locali, negli anni 50 in Uganda, nonostante la strenua opposizione dell'ecologo e conoscitore dei laghi dell'Africa orientale Geoffrey Fryer, ebri della loro proverbiale ignoranza, non solo naturalistica, ma soprattutto nella guida egemonica delle colonie, introdussero il Lates niloticus (Persico del Nilo o Perca del Nilo) e il Oreochromis niloticus (Tilapia del Nilo). Il Lates niloticus è un predatore, e la maggior ragione del declino dei ciclidi endemici. Assurdo il fatto che anche oggi gli inglesi, ammettendo di essere stati già allora a conoscenza che il predatore si sarebbe nutrito dei piccoli "Furu" spinosi, giustificano ancor oggi il loro comportamento adducendo che i ciclidi non erano "molto amati" dalla popolazione locale!

L’Oreochrmois niloticus, è un pesce che mangia plancton e che probabilmente compete per il cibo con alcune delle specie.

Questi pesci furono introdotti per fornire una fonte di cibo per molti paesi, ma crescendo molto di più dei ciclidi del lago ed avendo un comportamento predatorio misero a serio rischio la sopravvivenza dei ciclidi del lago stesso.

Recenti studi hanno portati gli scienziati a ritenere che l’introduzione di questi predatori, pur essendo la principale causa del suo declino non può giustificare un'estinzione così rapida e di tale portata da non riuscire ad arrestarla.

Negli ultimi anni sono state formulate ulteriori teorie, una delle quali prende in esame l'esplosione demografica avvenuta attorno al lago, che negli ultimi decenni ha contribuito ad un'aumento dell'inquinamento, con conseguente riduzione dei livelli di ossigeno in fondo al lago, e conseguente proliferazione di alghe che oggi risultano essere dieci volte superiori quelle degli anni 60.

Queste alghe morendo inquinano ulteriormente il lago, abbattendo quindi ulteriormente il livello di ossigeno e contribuendo ancor di più alla proliferazione delle alghe stesse, creando così un circolo infinito che sta trasformando il Lago Victoria in un “lago morto”.

Il conseguente inquinamento ha ridotto I livelli di visibilità da 5 metri negli anni 30 a meno di un metro nel 1990. E pare che la visibilità così scarsa per dei ciclidi di colori brillanti come quelli del Lago Victoria dia problemi nell'identificazione dei loro compagni, causando un calo nelle riproduzioni. Questo ha anche un grande impatto sulla gente che vive attorno al Lago Victoria. Con queste esplosioni di alghe, aumenta anche il pericolo di cianobatteri, causando ulteriori malattie nella popolazione umana.

Oltre a questo problema di crescita di alghe c'è anche il problema dello sviluppo del Giacinto d'Acqua. Questa pianta non si è vista fino al 1989, ma da allora è esplosa soffocando porti e baie.

 

***  L'Incubo di Darwin è un film-documentario del 2004, diretto da Hubert Sauper: è una potente denuncia e un'ironica, spaventosa, metafora degli “effetti collaterali” della globalizzazione.

Negli anni sessanta venne introdotta sperimentalmente nel Lago Vittoria la specie ittica Lates niloticus, che si moltiplicò così rapidamente da causare l’estinzione pressoché completa dei pesci locali.

Una multinazionale del cibo e delle armi ha generato qui un'alleanza solida e globale. Vecchi cargo dell'ex Unione Sovietica, e a volte anche americani, atterrano ogni giorno all'aeroporto di Mwanza (città portuale della Tanzania nordoccidentale affacciata sulla costa meridionale del Lago Vittoria): portano in Africa armi, munizioni e carri armati per le innumerevoli guerre civili del continente e ripartono carichi di filetti di pesce per i mercati europei e giapponesi.

Vengono presentati gli effetti deleteri di questo commercio: gli abitanti del luogo soffrono per la carestia e non possono acquistare il pesce persico, che è troppo caro per loro; il Lago Vittoria è condannato ad una morte biologica; molte ragazze vengono sfruttate come prostitute e contribuiscono alla diffusione dell'AIDS, che colpisce quasi ogni famiglia; i pescatori lavorano in condizioni precarie, rischiando la vita a causa dei coccodrilli; i bambini di strada sono abbandonati a se stessi, fumano e sniffano una specie di colla derivata dal materiale con cui sono fatti i contenitori per il pesce.

Il documentario-inchiesta cerca di gettare un necessario cono di luce su questa spinosa questione. Vengono intervistati i pescatori, i proprietari delle fabbriche che lavorano il pesce, i ministri africani, i piloti russi.

Il quadro che si delinea è tutt'altro che rassicurante: da quando è stato introdotto questo pesce, la popolazione locale ha dovuto far fronte a molteplici morti provocate dalla diffusione dell'HIV e dell'AIDS conseguenza dell'incremento della prostituzione (le donne cercano di sfamare in ogni modo i figli). Ma mentre qui la miseria e la fame dilagano e le malattie si estendono in maniera impressionante, nel resto del mondo arrivano costosissimi filetti di perca ben lavorati e saporiti. I cargo che si recano sulle sponde del Lago Vittoria per caricare il pesce, non arrivino vuoti ma, come anzidetto, carichi di "meraviglie" che vanno a rifornire gli incalcolabili focolai di guerra sparsi per tutta l'Africa.

Il modo di condurre l'inchiesta è semplice e diretto, non ci sono domande trabocchetto, il regista intervista boss locali e prostitute con la stessa naturalezza e semplicità e il risultato oltre che toccante e commovente risveglia quello sdegno e quell' indignazione che a volte dimentichiamo di tirar fuori.

Migingo Island
Migingo Island

  

L'isola di Migingo, Kenya

 

Una delle isole più strane al mondo:    l'ultimo sogno... l'ultima speranza...

 

Non so se esistono tour operator o compagnie di navigazione che la inseriscono nelle escursioni turistiche proposte ai propri clienti.

Probabilmente no.

 

In ogni caso l'isola di Migingo, in Kenya, offre uno degli scorci più particolari del Lago Vittoria.

Un pezzo roccioso e aspro di terra nelle cui vicinanze si trovano, ambedue disabitate, la più estesa isola di Usingo (200 metri ad Est), e Ugingo (l'isola Piramide) la più grande delle tre (2 Km a Sud), il cui punto più occidentale è utilizzato per delimitare il confine tra Kenya e Uganda. Come è possibile, visto il sovraffollamento di Migingo, che la vicinissima isola di Usingo rimanga disabitata? Facile: secondo la leggenda su Usingo abita Tuck, uno spirito maligno molto pericoloso. Ed è meglio evitarlo. L'isola di Ugingo, secondo il mio parere, oltre che per la disputa politica tra Kenya ed Uganda per il possesso dell'isola, rimane disabitata poiché troppo ripida, da qui il nome di isola Piramide. Va chiarito che i nomi di queste tre isole vengono molto spesso confusi anche dalla stampa.

Migingo è così piccola da non comparire su alcuna mappa. Tuttavia, non è "emersa dall'acqua" di recente, nonostante le dichiarazioni di un funzionario del governo ugandese.

 

Poco più grande di uno scoglio (2.000 metri quadrati; 0.20 ettari), situata a due ore di barca dalla riva più vicina, Migingo ha una superficie completamente brulla, ravvivata da 5 alberi, piuttosto malandati. Il poco spazio disponibile è completamente occupato da baracche in legno e lamiera, in mezzo alle quali corre una sorta di ampio corso principale del paese. I primi a trasferirsi sull'isola sono stati due pescatori, Dalmas Tembo e George Kibebe, nel 1991. All'epoca era un posto selvaggio pieno di erbacce e infestato da uccelli rapaci e serpenti.

Questo strano esempio di agglomerato urbano lacustre abitato da circa 1000 persone è l'isola più abitata del mondo, soprattutto da pescatori cheattirati dai soldi facili, catturano e rivendono il pregiato pesce persico del Nilo, grande risorsa e dannazione del Lago Vittoria.

Risiedendo sull'isola - il cui territorio è peraltro conteso da Uganda e Kenya - i mille fortunati abitanti di Migingo risparmiano sul carburante e abitano sostanzialmente sul luogo di lavoro. 

Il pesce è una delle principali esportazioni del Kenya e Uganda ed attira gente in cerca di fortuna da tutte le regioni circostanti. Le nazionalità non si mescolano veramente a Migingo. Ci sono pub e bar sia per gli ugandesi che per i kenioti.

La maggior parte delle baracche è in grado di ospitare solo un materasso. La vita sull'isola di Migingo è dura, e solo pochissimi riescono a fare veramente fortuna. Le condizioni di vita a Migingo sono miserabili. L'acqua del lago viene utilizzata per il lavaggio, la pulizia e la cucina, nonché come latrina. Eppure la speranza di guadagnare soldi in fretta attira sempre più persone sull'isola.

 

Ma come i soldi incrementano il numero di pescatori su Migingo, così molte donne guadagnano prostituendosi. La regione di Nyanza, di cui fa parte Migingo, ha uno dei più alti tassi di AIDS in Kenya.

Migingo Island Lake Victoria
Migingo Island Lake Victoria

 

Blog

   

                                    Consiglio caldamente la lettura del racconto semiserio (più serio che semi)

"Il Pescatore di Migingo

sul Blog di Freddie del Curatolo che dirige il portale malindikenya.net.

 

Libere interpretazioni a parte, i Blog di Freddie sono una vera guida per chi per la prima volta, e non solo, "affronta" la realtà del Kenya.

 

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