Le religioni monoteistiche abramitiche (ebraismo, ma qui alludiamo soprattutto al cristianesimo ed islamismo) hanno avuto un attecchimento agevolato in Kenya in quanto la la mitologia di molte etnie, pur disperdendosi nell'animismo sempre ubiquitario in Africa, prevedeva un dio unico: MOGAI il dio dei Kikuyu, NGAI (Enkay, Nkai) dei Maasai e dei Samburu.
• Tra i Kikuyu il mito si articola partendo da Mogai, il grande "separatore", il quale separò la terra dalle acque, la foresta dalla savana, la pianura dalle alture, il monte dal deserto; sentendo che mancava qualcuno al suo creato, "trovò nel suo cuore" Kikuyu, uomo buono e giusto, lo portò sul Kere-Nyaga (ora Monte Kenya) ove abita il dio stesso e gli indicò la terra migliore, con l'acqua, Mokorwewa Gathanga, affidandogliela. Indi Mogai gli trovò una donna, Mumbi, da cui Kikuyu ebbe nove figlie, fondatrici dei nove clan dei Kikuyu (da Acira i Wacira, da Agaciko iWagaciko ecc.).
La mitologia kikuyu passa dallo strapotere delle donne (matriarcato poliandrico) al patriarcato: comunque sottolinea nella narrrazione l'importanza delle donne (i clan portano ancora il nome delle "fondatrici"), l'importanza degli anziani ma anche l'importanza della alternanza delle generazioni. Quando la popolazione di agricoltori crebbe troppo i Kikuyu si divisero in Wakikuyu (che gravitano intorno al monte Kenya) e i Wameru, (a est), i Wakamba (alto Tana river), i Wambeere ecc. In realtà i Kikuyu rappresentano il 20 % della popolazione keniota e l'etnia che culturalmente e politicamente ha promosso la indipendenza del Paese.
• I Meru, cui appartengono anche i Tharaka, (Bernardi B., 1959,1971,1983), rappresentano il 5% della popolazione tribale con otto sottogruppi e la loro società governata da un consiglio di anziani eletti rappresenta uno dei pochi esempi di "democrazia" dell'Africa precoloniale. La loro complessa mitologia richiama fortemente la storia della fuga degli Ebrei dall'Egitto sotto Mosé (non la storia di Cristo come ho letto sulla guida Mondadori "Kenya"!). La storia della migrazione dei Proto-Meru (Fadiman, 1973, 1982) da Mbwa è unica nella cultura Bantu: resi schiavi da "tiranni" (gli schiavisti della costa di ogni tempo?), sotto la guida di un condottiero-liberatore (il primo Mugwe di cui parlano gli anziani), si liberano attraversando l' "acqua rossa" (eria tune: come non associare il Mar Rosso?). Certamente si tratta di contaminazioni culturali innestate su di un tessuto più aborigeno. A noi non fa meraviglia: certe contaminazioni bibliche potrebbero essere arrivate dalla costa stessa (cattolici portoghesi, islamici ecc.) ma c'è dell'altro. Fonti culturali bibliche vengono dall'Etiopia cristiana stessa e da quella minoranza di ebrei neri che Israele ha salvato con ponti aerei dall'Etiopia ove erano discriminati. Si tratta dei Falascia (anche falascià o falasha): un popolo di origine etiope e di religione ebraica. Sono noti anche col termine Beta Israel ( oBēta 'Isrā'ēl in lingua ge'ez; ביתא ישראל in ebraico), che significa Casa (di) Israele, ed è da loro preferito vista l'accezione negativa che la parola Falasha ha assunto in amarico, e che significa "esiliato" o "straniero". Chissà!